giovedì 16 agosto 2012

Appunti di viaggio - Italskà kàva


Mi alzo dal sedile del pullman, ho sete, mi siedo sulla moquette accanto al conducente. E' simpatico, l' hostess è carina (è la prima volta che mi capita di avere chi offre i caffè su un autobus, da segnare il nome della compagnia) e quel poco che ho imparato della lingua ceca mi aiuta a fare un po' di conversazione per prendere sonno. Mi piace, vedo la strada. Il pullman fende la notte austriaca e non si vedono che indicazioni stradali. Approcciamo quello che per secoli e secoli è stato quel passaggio difficilissimo chiamato Alpi. Un cartello mi dice che non siamo lontani da Graz. Sono le 00.58 a.m. del 16 agosto 2012. Tecnicamente sarebbe ferragosto, ma non vorrei essere in nessun altro luogo e fare nessuna altra cosa. Ci fermiamo in un autogrill, l' aria è fresca e i bagni sono puliti. Negli occhi ho ancora le strade ed i bellissimi palazzi di Brno e del viaggio in treno nella Moravia. E le voci delle molte persone che ho conosciuto dopo un mese di viaggio tra ospitalità ed ostelli. La straordinaria Berlin, la velocissima Praha, le deliranti serate elettro-cubiste. Molti contatti professionali. E tanti nuovi amici ed amiche, alcuni che hanno inciso il mio cuore per sempre, altri che non rivedrò mai più. Con Praha è solo un arrivederci. Di questo ne sono certo.

Trst è meravigliosa e rotonda. L' aria è dolce e calda. 

Ciò che mi eccita di più del viaggio, ed una delle sensazioni che amo di più della vita, è quando scendi da un treno, o da un autobus, in una nuova città, senza uno straccio di mappa e senza la minima idea di come sia fatto il posto, e senza la precisa certezza di dove la notte verrà passata. Mi sento come un bruco davanti ad una foglia intatta. Forse sono malato ma è una delle cose che mi piace di più al mondo. La mia esperienza (ricordo ancora questa sensazione dopo essermi completamente perso nella Medina di Marrakech un paio di anni fa) mi ha insegnato alcune cose su quali sono i primi passi da compiere. Ma la sensazione resta. Capiterà ancora. In particolare, quando, una volta trovato l' ostello, riesco a capire grosso modo come è fatta la nuova città, ecco là,  quello è il momento più bello di tutti. E' un po' come se alla mente venissero aggiunti dei pezzi pezzi, e i miei pensieri possano correre e saltare in una nuova "stanza". Ne parlavo giusto ieri con una ragazza canadese, anche lei viaggiatrice compulsiva. E come noi, molti altri a condividere questo sacro fuoco, che solo chi ha dovuto almeno una volta nella vita trovare le porte chiuse dell' ostello, e passare una notte nel parco tra mille paure, può capire. 

Scendo, fa strano salutare in ceco lo staff del pullman pur essendo ad Udine in piena notte a due passi dalla stazione. Un qualunque caffè di una qualunque macchinetta di una qualunque stazione italiana, sarà sempre più buono di un qualunque caffè preso in Germania, in Repubblica ceca o in Austria. Lo scopro oggi. E mi godo una straordinaria alba su Udine con binari. Avrei voluto tornare a casa su Ljubljana, ma non è stato possibile. Mi piace essere in Italia dopo tanto tempo, è una sensazione che mi sorprende. La gentilezza di una donna che mi cambia le monetine per la biglietteria automatica, non parlavo italiano da giorni, o la simpatia di un ragazzo slovacco a Brno prima della partenza. Mi parla del suo viaggio in Armenia, e già la mia mente partorisce altri piani malati. Le basi per i materiali sonori sono pronte e pronte per essere scolpite con le automazioni, ed organizzare le serate. Registrare a Berlino ha fatto effetto e Praha spero abbia messo i suoi colori. Mi piace l' odore della mia stanza, la voce di mio padre e le feste del mio gatto. Non dovrei scrivere cose. Una doccia forse ora credo sia la cosa giusta da fare.